Verona (giovedì, 8 maggio 2025) — Un attentato terroristico a Pahalgam, nel Kashmir indiano, ha fatto precipitare i rapporti tra India e Pakistan. L’attacco, avvenuto il 22 aprile 2025, è costato la vita a numerosi civili e ha spinto New Delhi ad accusare Islamabad di complicità. La risposta indiana non si è fatta attendere: sospensione del Trattato sulle acque dell’Indo e raid aerei contro nove località nel Kashmir pakistano. La crisi riporta l’attenzione su una delle dispute più pericolose al mondo, con due nazioni dotate di arsenali nucleari pronte a confrontarsi militarmente per una regione storicamente contesa.
di Chiara De Santis
La tensione tra India e Pakistan affonda le radici nella dolorosa Partizione del 1947, che segnò la fine del dominio britannico sul subcontinente. La nascita del Pakistan come Stato a maggioranza musulmana e l’India come nazione laica ma a prevalenza indù lasciò aperte numerose ferite. Una delle più profonde riguarda il Kashmir: governato da un maharaja indù, ma abitato da una popolazione in gran parte musulmana, fu annesso all’India tra le polemiche.
Il Kashmir ha una posizione geografica chiave, tra India, Pakistan e Cina, con importanti valichi montani e risorse idriche fondamentali. Per Islamabad, rappresenta un territorio naturale da integrare nella propria identità nazionale; per Nuova Delhi, è un simbolo dell’unità territoriale. Da questa ambiguità storica derivano tensioni continue.
Il primo conflitto tra India e Pakistan scoppiò pochi mesi dopo la partizione, nel 1947, e portò alla divisione del Kashmir tra i due Stati. Seguì la guerra del 1965 e, soprattutto, quella del 1971, che ebbe risvolti drammatici: milioni di rifugiati dal Pakistan orientale fuggirono in India a causa di violenze e carestie. L’India intervenne militarmente e favorì la nascita del Bangladesh, infliggendo al Pakistan una pesante sconfitta.
Dopo il conflitto del 1999 nella zona di Kargil, i due Paesi firmarono nel 2003 un cessate il fuoco ancora formalmente in vigore, sebbene spesso violato. Nel 2019 un altro grave attentato a Pulwama aveva già portato a raid aerei indiani in territorio pakistano. Oggi la situazione si ripropone con un’escalation molto simile, che desta forti preoccupazioni a livello internazionale.
India e Pakistan possiedono arsenali nucleari stimati tra le 140 e 150 testate ciascuno, secondo i dati dello Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI). Entrambi i Paesi hanno dottrine nucleari ambigue e non hanno mai escluso l’uso dell’arma atomica in caso di conflitto convenzionale. Con una linea di controllo sempre più militarizzata e frequenti scambi di accuse, il pericolo di un’escalation accidentale non è da sottovalutare.
La comunità internazionale, a partire da ONU, Stati Uniti e Unione Europea, ha lanciato appelli alla calma, chiedendo un ritorno al dialogo e la ripresa dei negoziati bilaterali. Tuttavia, la mancanza di fiducia reciproca e le pressioni interne nei due Paesi rendono difficile una soluzione rapida.
Last modified: Maggio 8, 2025